L’austera Daria Bignardi difende la sexy Diletta Leotta
Per la direttrice di Rai 3 si può parlare di violenza e bullismo anche indossando un abito sensuale
Lo sbarco di Diletta Leotta in Rai dalla scalinata del festival di Sanremo aveva creato polemiche già dal suo annuncio. Prima ancora di calcare il palco dell’Ariston nella sua appariscente mise festivaliera, la conduttrice di Sky Sport si era attirata gli strali della collega, Paola Ferrari infastidita dal fatto che si desse spazio a una giornalista sportiva di Sky anziché a una della Rai. Poco importa che la Leotta fosse a Sanremo non per parlare di sport ma di cyberbullismo, e per farlo in qualità di vittima. Anzi proprio l’argomento, unito alla scelta dell’abbigliamento, le ha attirato altre critiche, poi rimangiate, da parte di un’altra collega della Rai, Caterina Balivo.
La polemica
Da qui la questione della divisa da vittima: ci si può mettere un abito sexy per parlare di bullismo? I pro e i contro si sono dati battaglia espressi da voci più o meno famose. Ma ora irrompe, inaspettata, la difesa di quella che, a giudicare dalle recenti apparizioni, è diventata la più austera delle giornaliste televisive: la direttrice di Rai 3 Daria Bignardi. Dalle pagine del suo blog su Vaniy Fair, Barbablog, la Bignardi ha definito Diletta Leotta, “con quel nome da cartone animato”, una ragazza “molto simpatica e solare, che ha dato un buon esempio di come si possa reagire a una violenza come quella che ha subito lei: fotografie private rubate e diffuse in Rete”.
La lezione di Diletta
Una reazione da persona strutturata che non si è lasciata travolgere, per la Bignardi. “Non solo Diletta Leotta invece ha reagito e ha denunciato, ma si è presentata a Sanremo per parlare di cyberbullismo vestita come un papavero sexy: corpetto a reggiseno e ampia gonna con spacco rossi, con ricami argentati. Una scelta che rafforza il messaggio del non lasciarsi intimidire dai violenti e dagli scorretti”. Un messaggio completamente diverso da chi ha invece affermato che per parlare di un argomento serio si debba scegliere un abbigliamento sobrio.
La scelta di Daria
La direttrice di Rai 3 coglie l’occasione per giustificare pure la sua scelta di vestire con un abbigliamento decisamente dimesso ora che non sta più davanti alla telecamera: “Ho sempre aspirato a vestirmi in divisa. Ho vissuto anni in jeans e maglione d’inverno e jeans e camicetta d’estate. In Tv ho sofferto parecchio prima di trovare uno straccio di stile che mi facesse sentire vagamente a mio agio, che alla fine si è ridotto a una serie di abiti neri più o meno uguali. Quando ho smesso di condurre e sono finalmente scesa dai tacchi, che non ho mai saputo portare e mettevo solo in studio per non sembrare una papera, sono tornata ai miei pantaloni e camicetta o maglione tutti uguali con grande soddisfazione”.
Leotta promossa
Insomma lei ha diritto al comodo casual come la Leotta ha diritto alla divisa sexy. E poi al festival in genere non si va vestite da penitenti e chi lavora in tv deve curare la sua immagine in modo particolare. “Vestirsi per lavoro, se si ha un ruolo pubblico, a volte è un dovere - conclude Bignardi - Per una donna di venticinque anni che va a Sanremo, non a un convegno alla Camera, a dire alle ragazze più giovani di lei di non aver paura delle intimidazioni e delle violenze, perché avere nel telefonino foto private e intime non è una colpa, ma la colpa ce l’hanno i ladri che le rendono pubbliche, secondo me un vestito rosso da papavero sexy è perfetto”.