Crollo delle nascite: ma così pochi nati dall’Unità d’Italia

Numerose le cause del calo demografico: dal prolungamento degli studi, alla difficoltà nella stabilizzazione del percorso lavorativo

Crollo delle nascite ma così pochi nati dallUnità dItalia
di Redazione

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Il crollo delle nascite in Italia è più accentuato che negli altri Paesi europei. Se nel 2008 si erano avute 577mila nascite, nel 2017 il numero è sceso a 458mila, il numero più basso di nascite dall'Unità d'Italia. Inoltre, l'età media del primo figlio oggi quasi a 31 anni è la più alta d'Europa, mentre il numero medio di figli per donna è sceso sotto i 2 dal 1977 e sotto l'1,5 dal 1984. La quota di donne senza figli è salita dall'11% delle nate nel 1950 al 21% delle nate nel 1970.

Senza figli

È partito da questi dati dell’Istat per il 2017 il dibattito promosso dal convegno Indagine Famiglie 2.0, organizzato da Sfera, il sistema editoriale di Rcs MediaGroup dedicato all'infanzia. 'Le ricerche ogni anno confermano una costante diminuzione delle nascite in Italia - spiega Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di Rcs MediaGroup aprendo i lavori -. Come Editore, non ci siamo fermati ai dati disponibili, ma abbiamo voluto analizzarne cause e ragioni per individuare soluzioni concrete ed efficaci in sostegno di chi cresce, o vorrebbe crescere, dei figli '. Numerose le cause alla base del calo demografico messe a fuoco.

I motivi

A livello demografico, ha spiegato il demografo Alessandro Rosina, incidono principalmente una minore propensione a compiere scelte vincolanti in età giovanile (in particolare prima dei 25 anni, in tutta Europa), il prolungamento degli studi, la ricerca del lavoro e la successiva stabilizzazione del percorso lavorativo. 'Avremo sempre più anziani - ha aggiunto -, si ridurrà progressivamente e in maniera più accentuata la popolazione in età lavorativa centrale. La conseguenza è meno crescita, meno welfare, generale impoverimento'.

Meno figli che durante la guerra

'Oggi - ha detto il presidente della Società italiana di Neonatologia, Fabio Mosca - facciamo meno figli che durante la Grande Guerra e la Seconda guerra mondiale, perdiamo 180mila persone ogni anno: è come se fosse bombardata ogni anno Modena o Reggio Calabria'. A livello sociologico, è emerso nel dibattito, si assiste invece a un cambiamento nel modo in cui il figlio è percepito: fonte di ansia e di preoccupazione, visto come una propria realizzazione personale, caricato di aspettative irrealistiche e sempre più vissuto come individuo da proteggere dal mondo. Temi riscontrati anche nelle risposte degli oltre 5.000 questionari e 1.000 racconti/testimonianze dei lettori raccolti dalle testate infanzia di Rcs in pochissimi giorni.

21/11/2018
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