Archiviata una denuncia su 4: le violenze sulle donne che restano impunite
I risultati della Commissione d’inchiesta sul femminicidio sono sconfortanti: caos nei tribunali e abusi derubricati a conflitti familiari
Le denunce delle donne non mancano ma un quarto di queste viene archiviato. Ex compagni violenti e stalker vengono spesso condannati sì ma ci sono tribunali (come quello di Caltanissetta) dove le assoluzioni sfiorano il 44% dei processi. E poi: troppe violenze di genere sono ancora classificate dalle forze dell’ordine come conflitti familiari. Per non parlare dei sistemi di rilevazioni di dati ormai obsoleti e che si contraddicono fra procure e uffici diversi.
Gli uffici giudiziari non comunicano fra loro
Come scrive La Repubblica citando i dati della “Commissione d’inchiesta sul femminicidio” che oggi verrà votata al Senato, i tribunali civili, penali e dei minori non comunicano fra di loro neanche quando trattano lo stesso caso: soltanto il 36% degli uffici giudiziari lavora in rete contro la violenza ma il resto non ha sottoscritto il protocollo e si muove per conto proprio. Così può succedere, ad esempio, che un bambino venga dato in affido congiunto anche se il padre è stato allontanato dalla famiglia per passate violenze.
La ricerca
La commissione istituita nel 2017 e presieduta dalla senatrice del Pd, Francesca Puglisi, è la prima indagine sul fenomeno da quando, nel 2013, vennero inasprite le pene per la violenza di genere. Il suo scopo è illuminare i motivi per i quali le donne continuano ad essere così spesso vittime. La ricerca si è basata anche su un questionario distribuito a tutte le procure italiane che ha rilevato dati sconfortanti: dalle sanzioni troppo blande per le molestie sessuali sul lavoro (comportamento che oggi si può cancellare con un’ammenda di 250 euro), alle nuove regole su chi viola l’ordine di allontanamento.
Dati incompleti
I dati evidenziano quindi un’aperta violazione della convenzione di Istanbul che attribuisce un’importanza fondamentale alla raccolta di dati statistici sui fenomeni che intende combattere come quello della violenza di genere. Invece in Italia procure e tribunali usano sistemi informatici obsoleti coi quali è difficilissimo estrarre dati e incrociare le informazioni contenute. Detto questo, dei fenomeni violenza di genere e femminicidio è evidente non si possa avere una visione compiuta e un’esatta misura.
Le statistiche
Ad ogni modo dalle scarse statistiche stratte risulta che le indagini vengono in genere concluse in un anno e, nell’89% dei casi si arriva a sentenza definitiva in tre. I tempi possono però aumentare anche di parecchio se la vittima non è adeguatamente protetta. Inoltre un quarto delle denunce vengono archiviate e le assoluzioni per i violenti variano enormemente da regione a regione: dal 12% di Trento, ad esempio, al 43.8 di Caltanissetta.
Le novità
La commissione ha poi rilevato alcune falle nella normativa come il limite troppo esiguo di 6 mesi per la denuncia di una molestia. Viene poi auspicato il varo, al più presto, di due leggi ad hoc: una sul femminicidio (l’attuale legge parla di volenza di genere) e un’altra sull’omicidio di identità per le vittime di attacchi col fuoco o con l’acido che mirano a cancellare il volto e quindi l’identità di chi è colpito.