Bebe Vio e quel bimbo in braccio per dire: “Vaccinate i vostri figli”
Dopo l’ultimo oro ai Giochi paralimpici di Rio, Beatrice Vio posa per una campagna in favore del vaccino contro la meningite: il male che a 11 anni le costò l’amputazione degli arti
La medaglia d'oro nel fioretto di categoria B alle Paralimpiadi di Rio è solo l’ultimo dei trionfi di Beatrice Vio, per gli amici e per i suoi tanti fan Bebe. La 19enne campionessa veneta ha ottenuto la consacrazione anche ai Giochi ma la sua fama aveva già varcato i confini nazionali grazie al suo indomito entusiasmo. 'È un talento straordinario - ha detto il presidente del Cip, Luca Pancalli - ma dietro a questi successi c'è un lavoro di anni. Bebe è una delle migliori ambasciatrici del movimento'.
La campagna in favore dei vaccini
Beatrice è davvero una delle atlete paralimpiche italiane più note e influenti e anche per questo è stata scelta tra i 5 testimonial mondiali, uno per ogni continente, per la campagna di sensibilizzazione a favore dei vaccini contro la meningite. Insieme ad altri atleti, Bebe è stata fotografata da Anne Geddes, la fotografa australiana famosa per i suoi soggetti infantili fiabeschi, proprio con un bimbo in braccio. Il messaggio è “Vaccinate ei vostri bambini” e nessuno meglio di lei sa cosa significhi una mancata vaccinazione.
La storia di Beatrice Vio
Dal 2011 ha vinto tutti i più importanti tornei di scherma, dai campionati nazionali agli Europei e ai Mondiali. Ma nel 2008, quando aveva undici anni, Vio venne colpita da una grave meningite che costrinse i medici ad amputarle gambe e braccia per tenerla in vita. Lei però non si è persa d’animo ed è diventata la prima schermitrice disabile al mondo a gareggiare con quattro protesi artificiali.
Il vaccino non fatto
'A dieci anni aveva fatto la profilassi contro la meningite di tipo A - raccontava il padre qualche tempo fa a Qn - . Allora i sanitari ci dissero che era troppo piccola per sottoporla alla vaccinazione contro la B. Per loro era meglio aspettare che compisse i quattordici anni. Noi ci siamo fidati, d’altronde erano degli specialisti. Purtroppo ci siamo sbagliati: praticamente dodici mesi dopo mia figlia ha contratto il batterio'. Con una volontà straordinaria, Bebe, sempre sostenuta dalla sua famiglia, è riuscita a trasformare la disgrazia in un successo non solo sportivo. Poco dopo essere stata dimessa dall’ospedale di Padova, Vio ritornò a scuola e iniziò la riabilitazione. Aveva cominciato a praticare la scherma già a 5 anni e continuato fino a prima di ammalarsi. Una volta ristabilita decise di riprendere ad allenarsi nonostante le difficoltà oggettive delle protesi. Oltre alle amputazioni, la meningite causò a Bebe anche le cicatrici che ha ancora su varie parti del corpo, viso compreso. Il suo sorriso fa però dimenticare quei segni e la rende una bellezza rara agli occhi di chiunque.
Il libro sulla sua storia
Lo scorso anno Beatrice ha pubblicato un libro per Rizzoli (Mi hanno regalato un sogno: La scherma, lo spritz e le Paralimpiadi) le cui prefazioni sono state scritte da Jovanotti e Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico nazionale.