Ave Maria all’università: bufera sulla docente che interrompe la lezione e fa pregare gli studenti
Il rettore di Unimc ha censurato il comportamento della professoressa e chiesto scusa agli studenti
Se lo Stato tutela i suoi cittadini a prescindere dalla confessione professata, compresa l’assenza di credo religioso, le sue istituzioni dovrebbero apparire laiche proprio per garantire la libertà di scelta di ognuno. E invece, a parte i crocifissi che adornano aule scolastiche, municipali o giudiziarie e che periodicamente accendono infuocate polemiche, si è verificato l’insolito evento di un’Ave Maria universitaria.
La preghiera fuori posto
Il 13 ottobre scorso la professoressa Clara Ferranti, ricercatrice di Glottologia e Linguistica al Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Macerata, faceva lezione a un centinaio di studenti di Lingue e Lettere: alle 17:30 in punto si è interrotta e li ha invitati a recitare l'Ave Maria, una ''preghiera per la pace'' che quel giorno a quell'ora, nel centenario dell'apparizione della Madonna di Fatima, si teneva in varie parti d'Italia.
Limitata la libertà personale
Fra lo sconcerto generale, alcuni studenti hanno pregato, altri sono rimasti interdetti in silenzio: di lì a poco l'episodio è finito sui social. E poco dopo un comunicato di fuoco dell'Officina universitaria, un'associazione studentesca, ha denunciato ''la limitazione della libertà personale'' subita dai ragazzi, ''una cosa talmente assurda che non avremmo mai immaginato potesse accadere in quel luogo'' il tempio, laico, dell'istruzione.
L’autodifesa della docente e le scuse del preside
La docente si difende, sostiene di non aver condizionato la libertà di nessuno e di aver interrotto la lezione solo per pochi minuti, ma sul web piovono critiche pesanti, e pochissimi messaggi di sostegno. Oggi interpellato sul punto il rettore Francesco Adornato è esplicito: 'Si tratta di un atteggiamento assolutamente improprio e censurabile, mi scuso a nome dell'ateneo'.
Interrogazione al Miur
Ma la polemica è arrivata fino in Parlamento: 'Non avremmo creduto possibile che in un'istituzione pubblica, quale un'aula universitaria, si fosse costretti a recitare una preghiera su imposizione di una docente, pagata dallo Stato. E invece è accaduto nei giorni scorsi all'ateneo di Macerata presso il Dipartimento di Studi Umanistici'. Giovanni Paglia (Sinistra Italiana) ha infatti raccolto la denuncia dell'associazione studentesca Officina Universitaria e sottoposto il caso al Miur con un'interrogazione. ''Ho chiesto al Governo - spiega - se non sia il caso di richiamare la docente in questione per un'evidente lesione del principio di laicità dello Stato, trattandosi di un'Università pubblica'. 'Il principio di laicità è sempre più calpestato - conclude Paglia - e non crediamo sia ammissibile lasciar correre episodi del genere come niente fosse''.