Estate e incendi: cosa fare per non scatenarli e come difendersi in caso di rischio

Estate e incendi cosa fare per non scatenarli e come difendersi in caso di rischio
di Stefania Elena Carnemolla

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Incendi: come ogni estate infiammano la penisola, con la distruzione di ettari ed ettari di bosco. “Negli ultimi trent’anni” denuncia la Protezione Civile “è andato distrutto il 12% del patrimonio forestale nazionale”. Molti di questi incendi sono di natura dolosa e colposa con gravi “conseguenze per l’equilibrio naturale” e con “tempi per il riassetto dell’ecosistema forestale e ambientale molto lunghi”. Non solo, le “alterazioni delle condizioni naturali del suolo causate dagli incendi” favoriscono “fenomeni di dissesto dei versanti provocando, in caso di piogge intense, lo scivolamento e l’asportazione dello strato di terreno superficiale”.

Perché gli incendi divampano con più facilità in estate? La causa è nella siccità, nelle alte temperature e nei forti venti, che, spiega la Protezione Civile, “fanno evaporare parte dell’acqua trattenuta dalle piante, determinando condizioni naturali favorevoli all’innesco e allo sviluppo di incendi”.

Prima di capire come non scatenare un incendio, dicendo addio a comportamenti che ne sono la causa, un po´ di chiarezza, con l’aiuto della Protezione Civile, sulle tipologie di incendi e loro cause. Gli incendi sono essenzialmente di tre tipi: naturali, di origine umana e di origine ignota. Gli incendi naturali sono molto rari e sono causati da fulmini, eruzioni vulcaniche, autocombustione. Quelli causati dai fulmini, rari nei climi mediterranei, sono tipici delle zone montane dove gli alberi conducono con facilità le scariche elettriche, mentre durante le eruzioni vulcaniche è la “lava incandescente” a entrare in contatto con la “vegetazione infiammabile”. Infine, gli incendi per autocombustione, assenti nei climi mediterranei.

Gli incendi di origine umana si distinguono, invece, in colposi o involontari e dolosi o volontari. Dietro i primi ci sono “comportamenti dell’uomo, irresponsabili e imprudenti, spesso in violazione di norme e comportamenti”. A differenza di quelli dolosi, gli incendi colposi non vogliono “arrecare volontariamente danno”, fermo restando la loro gravità. Le cause vanno ricercate nelle attività agricole e forestali, con il fuoco impiegato per “bruciare le stoppie, distruggere i residui vegetali provenienti da lavorazioni agricole e forestali, e per rinnovare i pascoli e gli incolti”, operazioni molto spesso “effettuate in aree contigue a boschi ed incolti, facile preda del fuoco, soprattutto nei periodi a maggior rischio”. E ancora, abbandono di mozziconi di sigarette e fiammiferi lungo “i sentieri, le piste forestali, e le linee ferroviarie” dove, cadendo sull’erba secca o su altri residui vegetali, possono “innescare un incendio, anche per effetto degli spostamenti d’aria provocati dai veicoli o dal vento”. Quindi, attività ricreative e turistiche come, ad esempio, barbecue non spenti bene, nonché “lanci di petardi, rifiuti bruciati in discariche abusive, cattiva manutenzione di elettrodotti”.

Per fare un esempio: il 18 maggio scorso il sindaco di Noicàttaro, Raimondo Innamorato, in vista della stagione estiva, con un’ordinanza ha vietato nelle zone del territorio comunale a rischio incendi – aree boscate, cespugliate, arboreate –, nonché nelle aree limitrofe, di accendere fuochi di ogni genere; far brillare mine; usare esplosivi, apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, motori, ad eccezione di quelli per lavori forestali autorizzati non in contrasto con le norme vigenti, fornelli e inceneritori capaci di produrre brace o faville; tenere in esercizio fornaci, forni a legna, discariche pubbliche e private incontrollate; fumare, gettare fiammiferi, sigari o sigarette accese; accendere fuochi d’artificio, lanciare razzi di qualsiasi tipo e/o lanterne volanti, dotate di fiamme libere; transitare e/o sostare con autoveicoli su viabilità non asfaltata all’interno di aree boscate o con mezzi motorizzati fuori dalle strade statali, provinciali, comunali, private e vicinali, gravate dai servizi di pubblico passaggio, ad eccezione dei mezzi di servizio e le attività agro-silvo-pastorali nel rispetto delle norme e dei regolamenti vigenti; abbandonare rifiuti nei boschi e in discariche abusive.

Gli incendi dolosi, “appiccati volontariamente” per “arrecare danno al bosco e all’ambiente”, hanno, invece, cause come la ricerca del profitto per “utilizzare l’area distrutta dal fuoco per soddisfare interessi legati alle speculazione edilizia, al bracconaggio” o per “ampliare le superfici coltivabili”, nonché proteste e vendette, con l’azione, spiega la Protezione Civile, che “nasce dal risentimento nei confronti dei privati, della Pubblica Amministrazione o dei provvedimenti adottati, come l’istituzione di aree protette”. Fra gli incendi dolosi ci sono anche quelli contro le aree turistiche e quelli, ancora, riconducibili a “problemi comportamentali” come mitomania e piromania.

Per quelli di origine ignota non è, infine, possibile risalire alla causa precisa.

Se nessuno può sempre fermare la mano di piromani, mitomani e criminali, tutti possono, invece, contribuire a salvaguardare l’ambiente e salvarsi da un incendio, adottando alcune norme comportamentali, come quelle, ad esempio, della Protezione Civile e di  Coldiretti.

Vediamole.

Non disperdere nell’ambiente mozziconi di sigaretta e fiammiferi ancora accesi poiché possono incendiare l’erba secca. Non accendere fuochi nel bosco, limitandosi ad utilizzare le aree attrezzate, senza dimenticare di non abbandonare mai il fuoco e assicurarsi, prima di andare via, che sia “completamente spento”. Non parcheggiare l’auto con la marmitta a contatto con l’erba secca, che potrebbe facilmente incendiarsi a causa della marmitta calda. Non abbandonare i rifiuti nei boschi e nelle discariche abusive poiché “pericoloso combustibile”. Coldiretti ricorda, ad esempio, la dispersione nell’ambiente di contenitori sotto pressione come bombolette di gas, deodoranti e vernici che “con le elevate temperature potrebbero esplodere o incendiarsi facilmente”. Infine, non bruciare, senza le “dovute misure di sicurezza”, stoppie, paglia e altri residui agricoli con il rischio di perdere in “pochi minuti” il controllo del fuoco.

Cosa fare in caso di incendio? Coldiretti raccomanda, ad esempio, in caso di avvistamento, di “non prendere iniziative autonome”, mantenendosi “sempre a favore di vento evitando di farsi accerchiare dalle fiamme per informare tempestivamente le autorità responsabili con i numeri di emergenza disponibili”, nonchè di collaborare con le autorità per “fermare comportamenti sospetti o dolosi favoriti dallo stato di abbandono dei boschi nazionali”.

In caso di avvistamento di fiamme o anche di solo fumo la Protezione Civile, dal canto suo, raccomanda di telefonare al 1515, il numero per l’emergenza ambientale, per dare l’allarme: “Non pensare che altri l’abbiano già fatto. Fornisci le indicazioni necessarie per localizzare l’incendio”.

In caso di incendio, sempre la Protezione Civile invita a cercare una via di fuga sicura, come una strada o un corso d’acqua: “Non fermarti in luoghi verso i quali soffia il vento. Potresti rimanere imprigionato tra le fiamme”. O, ancora, di stendersi a terra dove non vi sia “vegetazione incendiabile” per evitare di respirare il fumo, che tende, infatti, a salire. Se non si ha “altra scelta”, l’unica sarà “attraversare il fuoco dove è meno intenso per passare dalla parte già bruciata”, portandosi, così, in un “luogo sicuro”.

Senza dimenticare che “l’incendio non è uno spettacolo”: la Protezione Civile invita, pertanto, a non sostare lungo le strade per non intralciare i soccorsi e le comunicazioni necessarie per gestire l’emergenza. 

 

Abbiamo parlato di:

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05/07/2017
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